Interessanti e suggestivi gli spunti emersi ieri pomeriggio da un convegno sulla ristorazione fuori casa che si è tenuto presso il Grand Hotel Montesilvano (Pe). Antonio Paolini, componente del comitato di redazione della guida “I ristoranti de L’Espresso”, ha sottolineato il passaggio che si è verificato in questi ultimi anni dal “giapponesismo” alla cucina popolare, ad esempio quella romana: polpette e carbonara hanno rimpiazzato sushi e sashimi, in un’ideale “glocalizzazione” del fuori casa.
Paolini, a tale proposito, non ha dubbi: “Il futuro è dello smart food”. Attenzione, però, al grande entusiasmo che i consumatori stanno dimostrando sull’argomento cibo: “Oggi fioriscono i blog tematici, ma in troppi si improvvisano critici e intenditori. E allora tutta questa democrazia gastronomica diffusa può anche non essere un fattore positivo”.
Raffaella Nobile, caporedattrice dei periodici del Gruppo Sole24Ore, ha invece sottolineato che “nessuno va più al ristorante perchè ha fame”. Il consumatore “dimostra di avere capacità di adattamento” ma, complice anche la continua ostentazione del sé sui social network, c’è una “spettacolarizzazione quotidiana degli atti alimentari”. Da rilevare, inoltre, che “si moltiplicano i locali con prodotti alcool free”.
Il presidente dell’Associazione Cuochi di Pescara, Lorenzo Pace, ha infine invitato alla riflessione lanciando un appello: “Non si può mettere il freno al progresso: dobbiamo essere noi a cambiare atteggiamento”. Un concetto condiviso anche dal giornalista Massimo Di Cintio, moderatore dell’incontro. Oltre alla qualità del prodotto, infatti, è opportuno puntare sull’accoglienza da riservare al cliente: “Ogni volta che nel nostro ristorante vediamo arrivare qualcuno, è come se partecipassimo a una competizione – ha concluso Pace – Per questo dobbiamo cercare di impegnarci sempre”.
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